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Custodi del borgo Matacena

Custodi del Borgo - Castello di Postignano: il borgo che non voleva morire

Custodi del Borgo - Castello di Postignano: il borgo che non voleva morire

La rinascita di Postignano attraverso lo sguardo di Gennaro Matacena

All’inizio c’era solo il silenzio. Non un silenzio qualsiasi, ma quello carico di attesa, che abita i luoghi dimenticati. È così che, nel 1992, Castello di Postignano si è presentato agli occhi Gennaro Matacena: un paese in degrado, abbandonato, sospeso nel tempo. Eppure ancora leggibile, ancora vivo. Un borgo che non chiedeva di essere reinventato, ma riconosciuto e visto.

Da quell’incontro è nata una delle operazioni di rigenerazione più profonde e visionarie che l’Italia abbia conosciuto.

Dalle rovine, una possibilità: la voce silenziosa di Postignano

Gennaro Matacena, architetto, restauratore e museologo, arrivò a Castello di Postignano quasi per caso, come turista. Si trovò davanti a un borgo dal futuro apparentemente scritto: un’intera struttura urbana in rovina, soggetta a ordinanza di sgombero. Eppure, qualcosa resisteva. L’impianto medievale, le proporzioni, la materia: tutto parlava ancora. All’inizio, non c’era un progetto, né un piano di investimento, solo la sensazione che quel luogo meritasse di essere salvato. Così, quando gli fu proposto di acquisirlo, Matacena accettò.

La sfida? Ricostruire senza tradire

Rimettere in piedi un borgo intero è un’impresa fuori scala. Ma la vera difficoltà non era solo tecnica. - Come si ricostruisce un borgo medievale in un Paese sismico senza tradirne l’identità? - Come si restituisce la vita a un luogo antico, senza snaturarlo? Ogni intervento effettuato a Postignano nasceva da queste domande. Ed è così che il borgo oggi è vivo, contemporaneo, ma anche fedele alla sua anima.

Le strutture sono state consolidate con sistemi moderni e invisibili: solai, murature, giunti sismici, tutto dialoga con l’impianto originario. Anche i colori sono stati scelti recuperando la varietà cromatica storica dell'Umbria, in netta controtendenza rispetto al giallino adottato nei borghi ricostruiti dopo i terremoti.

Dove il contemporaneo incontra il passato: storie di modernità calcolata

Uno degli elementi più importanti da prendere in considerazione nel restauro di Castello di Postignano è l’integrazione tra antico e moderno. È grazie a questo che persino gli ascensori si armonizzano con l’ambiente: strutture leggere, in metallo, disegnate con pieni e vuoti, quasi invisibili nel paesaggio complessivo. Il comfort a Postignano non è un’aggiunta. È una condizione essenziale per rendere il borgo abitabile oggi, senza renderlo artificiale.

Ospitare e abitare come futuri possibili

Ci è voluto del tempo per capire quale potesse essere il futuro di un borgo così speciale. Per anni si cercò una destinazione d’uso: partnership accademiche, residenze artistiche, progetti formativi internazionali. Nulla si concretizzò. Alla fine si optò per turismo e ospitalità. Castello di Postignano come luogo abitabile, non come villaggio-vetrina. Un modello di accoglienza autentica, dove turismo e ospitalità si intrecciano con discrezione alla storia del luogo.

Una casa, non un progetto

Oggi, per Matacena, Postignano non è più un cantiere. È casa. Un luogo che abita e che lo abita senza rimpianti. Guardare indietro, fare bilanci, non è nel suo stile. Ma c’è una certezza che emerge chiara: se nessuno avesse ascoltato quella voce antica nascosta tra le rovine, oggi Postignano sarebbe un altro borgo abbandonato, uno dei dati. Invece è diventato una comunità, un’economia e un modello di rigenerazione territoriale. Un’eccezione che può indicare una regola: i luoghi, per rinascere, non vanno reinventati. Vanno compresi, curati e abitati.

Oggi, Castello di Postignano è una fucina culturale: ospita mostre, concerti, presentazioni, residenze artistiche. Ed è anche uno spazio di lavoro e ispirazione per nomadi digitali, ricercatori, creativi. Qui, ogni stagione porta nuove energie, senza mai interrompere il legame con ciò che è stato.

Vieni a scoprire Castello di Postignano.

Prenota il tuo soggiorno e vivi un’esperienza dove bellezza, storia e visione contemporanea si incontrano ogni giorno, nel cuore dell’Umbria.

La rinascita di Postignano attraverso lo sguardo di Gennaro Matacena

All’inizio c’era solo il silenzio. Non un silenzio qualsiasi, ma quello carico di attesa, che abita i luoghi dimenticati. È così che, nel 1992, Castello di Postignano si è presentato agli occhi Gennaro Matacena: un paese in degrado, abbandonato, sospeso nel tempo. Eppure ancora leggibile, ancora vivo. Un borgo che non chiedeva di essere reinventato, ma riconosciuto e visto.

Da quell’incontro è nata una delle operazioni di rigenerazione più profonde e visionarie che l’Italia abbia conosciuto.

Dalle rovine, una possibilità: la voce silenziosa di Postignano

Gennaro Matacena, architetto, restauratore e museologo, arrivò a Castello di Postignano quasi per caso, come turista. Si trovò davanti a un borgo dal futuro apparentemente scritto: un’intera struttura urbana in rovina, soggetta a ordinanza di sgombero. Eppure, qualcosa resisteva. L’impianto medievale, le proporzioni, la materia: tutto parlava ancora. All’inizio, non c’era un progetto, né un piano di investimento, solo la sensazione che quel luogo meritasse di essere salvato. Così, quando gli fu proposto di acquisirlo, Matacena accettò.

La sfida? Ricostruire senza tradire

Rimettere in piedi un borgo intero è un’impresa fuori scala. Ma la vera difficoltà non era solo tecnica. - Come si ricostruisce un borgo medievale in un Paese sismico senza tradirne l’identità? - Come si restituisce la vita a un luogo antico, senza snaturarlo? Ogni intervento effettuato a Postignano nasceva da queste domande. Ed è così che il borgo oggi è vivo, contemporaneo, ma anche fedele alla sua anima.

Le strutture sono state consolidate con sistemi moderni e invisibili: solai, murature, giunti sismici, tutto dialoga con l’impianto originario. Anche i colori sono stati scelti recuperando la varietà cromatica storica dell'Umbria, in netta controtendenza rispetto al giallino adottato nei borghi ricostruiti dopo i terremoti.

Dove il contemporaneo incontra il passato: storie di modernità calcolata

Uno degli elementi più importanti da prendere in considerazione nel restauro di Castello di Postignano è l’integrazione tra antico e moderno. È grazie a questo che persino gli ascensori si armonizzano con l’ambiente: strutture leggere, in metallo, disegnate con pieni e vuoti, quasi invisibili nel paesaggio complessivo. Il comfort a Postignano non è un’aggiunta. È una condizione essenziale per rendere il borgo abitabile oggi, senza renderlo artificiale.

Ospitare e abitare come futuri possibili

Ci è voluto del tempo per capire quale potesse essere il futuro di un borgo così speciale. Per anni si cercò una destinazione d’uso: partnership accademiche, residenze artistiche, progetti formativi internazionali. Nulla si concretizzò. Alla fine si optò per turismo e ospitalità. Castello di Postignano come luogo abitabile, non come villaggio-vetrina. Un modello di accoglienza autentica, dove turismo e ospitalità si intrecciano con discrezione alla storia del luogo.

Una casa, non un progetto

Oggi, per Matacena, Postignano non è più un cantiere. È casa. Un luogo che abita e che lo abita senza rimpianti. Guardare indietro, fare bilanci, non è nel suo stile. Ma c’è una certezza che emerge chiara: se nessuno avesse ascoltato quella voce antica nascosta tra le rovine, oggi Postignano sarebbe un altro borgo abbandonato, uno dei dati. Invece è diventato una comunità, un’economia e un modello di rigenerazione territoriale. Un’eccezione che può indicare una regola: i luoghi, per rinascere, non vanno reinventati. Vanno compresi, curati e abitati.

Oggi, Castello di Postignano è una fucina culturale: ospita mostre, concerti, presentazioni, residenze artistiche. Ed è anche uno spazio di lavoro e ispirazione per nomadi digitali, ricercatori, creativi. Qui, ogni stagione porta nuove energie, senza mai interrompere il legame con ciò che è stato.

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